«[...] Voi avete l’opportunità di conoscere tutto con le nuove tecniche, ma queste tecniche di informazione ci fanno cadere in un tranello tante volte; perché invece di informarci ci saturano, e quando tu sei saturato l’orizzonte si avvicina, si avvicina, e hai davanti a te un muro, hai perso la capacità di orizzonte. State attenti: sempre guardare quello che ti vendono! Anche quello che ti vendono nei media. La contemplazione, la capacità di contemplare l’orizzonte, di farsi un giudizio proprio, non mangiare quello che ti servono nel piatto. Questa è una sfida: è una sfida che credo ci deve portare alla preghiera, e dire al Signore: “Signore, ti chiedo un favore: per favore, non smettere di sfidarmi”. Sfide di orizzonti che richiedono il coraggio. [...] A me piace tanto questo Gesù che disturba, che importuna; perché è Gesù vivo, che ti muove dentro con lo Spirito Santo. E che bello un ragazzo o una ragazza che si lascia importunare da Gesù; e il giovane o la giovane che non si lascia tappare la bocca con facilità, impara a non stare con la bocca chiusa, che non è contento di risposte semplicistiche, che cerca la verità, cerca il profondo, va al largo, va avanti, avanti. E ha il coraggio di farsi domande sulla verità e tante cose. Dobbiamo imparare a sfidare il presente. Una vita spirituale sana genera giovani svegli, che davanti ad alcune cose che oggi ci propone questa cultura – “normale” dicono, può essere, non so… - si domandino: “Questo è normale o questo non è normale?”. E tante volte – questo lo dico con tristezza – i giovani sono le prime vittime di questi venditori di fumo; fanno credere loro tante cose, mettono nella loro testa tante cose… Ma una delle prime forme di coraggio che voi dovete avere è domandarvi: “Ma questo è normale o questo non è normale?”. Il coraggio di cercare la verità. È normale che ogni giorno cresca quel senso di indifferenza? Non mi importa quello che succede agli altri; l’indifferenza con gli amici, i vicini, nel quartiere, al lavoro, nella scuola… È normale – come ci invitava a riflettere Francesca – che molti dei nostri coetanei, migranti o provenienti da Paesi lontani, difficili, insanguinati da egoismi che conducono alla morte, vivono nelle nostre città in condizioni veramente difficili? È normale questo? È normale che il Mediterraneo sia diventato un cimitero? È normale questo? È normale che tanti, tanti Paesi – e non lo dico dell’Italia, perché l’Italia è tanto generosa – tanti Paesi chiudono le porte a questa gente che viene piagata e fugge dalla fame, dalla guerra, questa gente sfruttata, che viene a cercare un po’ di sicurezza… è normale? Questa domanda: questo è normale? Se non è normale io devo coinvolgermi perché questo non succeda. Caro, ci vuole coraggio per questo, ci vuole coraggio. [...]».