La storia del doposcuola “Generazione di Speranza” nella città di Homs in Siria, dove 165 bambini, musulmani e cristiani, stanno ritrovando la pace e un supporto educativo adeguato.
«Ci siamo conosciuti nel momento sbagliato» racconta Sandra dalla finestra di Skype. Dietro di lei, un abete decorato con poche palline colorate, ricorda che anche lì, in Siria, si attende il Natale. «Era la fine del 2012. Sono arrivata qui, ad Homs, nel quartiere dove abitava Wael, da un villaggio vicino». Sandra e Wael si sono sposati mentre sulla città di Homs, una delle prime ad essere distrutta dalla guerra, esplodevano i bombardamenti, nell’ottobre del 2013. Due anni dopo, nasce Paula, la loro figlia che, come tanti bambini siriani, non ha mai conosciuto la pace.
«Mentre ero incinta non sentivo la paura, perché lei era nel mio grembo e potevo proteggerla. Quando ho partorito, lì è iniziata la vera paura. Per lei avrei voluto emigrare…» racconta ancora Sandra. Ma non l’hanno fatto, e oggi è la direttrice del centro “Generazione di Speranza”, nel quartiere di Bab el Sbaa, dove un centinaio di bambini musulmani e cristiani, dai 5 ai 14 anni, ricevono affetto, sostegno e accompagnamento scolastico e psicologico.
«Quando è stata liberata la parte vecchia di Homs, la gente ha cominciato a tornare alle proprie case, le scuole sono state riaperte ma non c’erano abbastanza insegnanti, così le classi erano di circa 40-50 allievi. I bambini non possono imparare in queste condizioni!» spiega Sandra, che sposta la telecamera del computer per inquadrare alcuni dei suoi collaboratori: Rana, la logopedista; Neriman, educatrice; Neiruz, la segretaria del progetto… In tutto, sono una ventina i professionisti impiegati nel doposcuola.
«Vogliamo dare accoglienza e aiuto concreto ai bambini, attraverso un’equipe di insegnanti e specialisti che in un clima di famiglia, una metodologia basata su dialogo e la promozione dei valori, svolgano un programma di supporto ai loro bisogni, ricostruiscano la fiducia in se stessi e negli altri, rinforzando i comportamenti positivi». E aggiunge: «I risultati positivi si riscontrano non solo sul piano dell’apprendimento ma anche sul piano psicologico e relazionale».
Sì, perché i bambini di Homs, come tutti quelli cresciuti con la guerra, sono segnati da sofferenze, traumi, lutti. Molti di loro hanno dovuto lasciare tutto, abbandonare la propria casa e i propri affetti. C’è chi presenta difficoltà psicologiche, di linguaggio, di apprendimento, di comportamento, causate o amplificate dalle conseguenze della guerra.
Il doposcuola “Generazione di speranza” è ospitato nei locali di una scuola privata della chiesa ortodossa che comprende, oltre alle aule disposte su due piani, uno spazio esterno per i giochi. Durante il pomeriggio, oltre al rafforzamento scolastico nelle varie materie, dalla prima alla sesta elementare, si svolgono attività e laboratori. Neriman, per esempio, tiene un laboratorio chiamato “Savoir Vivre”, “Lezioni di vita”. «Durante quest’ora, imparano come condividere i propri talenti con gli altri, come affrontare le sfide con positività, il dialogo, come risolvere un problema, accettare l’altro con le sue diversità». Insomma, in maniera creativa, i bambini di Bab el Sbaa, approfondiscono i valori umani e spirituali, imparano come si vive in società, cosa sono i diritti dell’uomo, cosa significhi rispettare l’altro, ma anche come vivere in famiglia, come curare le amicizie.
«Dal 2017 ad oggi, abbiamo visto tanti cambiamenti in questi bambini» osserva Sandra. «Raed è entrato al doposcuola in quinta elementare e ora, è in seconda media. Era un bimbo su cui gravavano molte responsabilità, tutte le preoccupazioni della famiglia. Non sapeva giocare e non sapeva giocare con gli altri. Così, abbiamo lavorato su questo, anche con la famiglia, e ora è molto migliorato, è più sereno, in pace, finalmente, riesce a giocare. Oppure, Latifah, che è arrivata a 9 anni, in terza elementare. Voleva essere la migliore in tutto e non accettava che altri prendessero voti più alti di lei: si arrabbiava, picchiava i compagni. Ogni volta, andava via dal centro prendendo qualcosa: una matita, un foglio, una gomma. Noi la lasciavamo fare, se questo poteva renderla felice… Quest’anno, non abbiamo più ricevuto lamentele su di lei, è più generosa e anche brava a scuola. Non viene mai al centro senza portare qualcosa da casa sua!».
Guardando la Siria da questa finestra digitale, sorge spontanea una domanda: cosa sperate Sandra?
«Speriamo che finisca questa guerra… perché tutto quello che stiamo insegnando, i bambini possano concretizzarlo con la pace. E poi, di riuscire a coprire tutte le richieste, di poter seguire tutti i bambini che hanno bisogno di un supporto educativo. Auguro agli insegnanti che continuino a donarsi con l’amore e l’entusiasmo che stanno dando. Perché stanno, stiamo crescendo una “generazione di speranza”! ».
Davvero, non solo per la Siria ma per l’intera umanità.
N.d.R.: Il dopo-scuola di Homs è uno dei progetti supportati dal “Programma Emergenza Siria” realizzato da AMU - "Azione per un Mondo Unito onlus" con AFN - "Azione per Famiglie Nuove Onlus".